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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-01-03

Renato Brunetta: "Mi faccia dire una cosa che ancora non ho detto: la riforma non dovrà riguardare solo la seconda parte della Costituzione, ma anche la prima.

A partire dall’articolo 1: stabilire che "L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro" non significa assolutamente nulla". Renato Brunetta, ministro……parla con Libero di riforme

E ritengo che debbano essere rivisti pure gli articoli della Carta sui sindacati, i partiti, l’Europa…".

"Perché gli articoli 39 e 49 della Costituzione, che riguardano i sindacati e i partiti, non sono mai stati seguiti da leggi….

Insorgono Pd e Idv, frenano Pdl e Lega

Di Pietro: "Dai un dito e ti fregano un braccio". Nodi Chiti. Calderoli: "A voler fare tutto si rischia il nulla"

I tre punti della bozza Violante

1) Più poteri al presidente del Consiglio, che avrà anche il potere di nomina e revoca dei ministri

2) Bicameralismo imperfetto: alla Camera dei deputati, organo espressamente politico, si affianca il Senato delle Regioni, in rappresentanza delle diverse realtà territoriali

3) Meno parlamentari: viene ridotto il numero sia dei deputati che dei senatori.

Bomba esplode davanti al tribunale di Reggio Calabria, dove ha sede anche la Procura Generale

Un ordigno ad alto potenziale, costruito artigianalmente, con esplosivo collegato a una bombola del gas

Berlusconi deve dare una risposta a Napolitano

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

40° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero:

In un azienda sana, quando le cose vanno male, si cambiano i Dirigenti con nuovi che parlano di Programmi, Produzioni, Modalità di Produzione, Innovazione, Formazione, Mercati, Costi, Sperperi, ecc. .

Non è stato così nella Pubblica Amministrazione, perché la Riforma del Ministro sono stati i "Tornelli".

Ora la medesima persona ci viene a dire che la Costituzione è antidiluviana, perché l' Articolo 1 stabilisce che.

<<L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.>>

Forse il Ministro preferirebbe che la Repubblica si fondasse sulla Finanza (specialmente quella della crisi attuale, oppure di quella della SIR, dello IOR, della Parmalat), sul Sistema Bancario che strozza le aziende e le famiglie, sulla usura, sulla speculazione, sul pizzo, sul sistema mafioso, sulla pubblicità fatta di immagine e non di concretezza e tecnologia, sulle guerre per appropriarsi delle ricchezze dei "paesi poveri", repressioni, divisioni sociali, persecuzioni religiose, non accoglienza, ed altro ancora, oppure che la Repubblica si trasformasse in Impero.

Cosa c'è di più nobile del sudore del lavoro, che nobilita l'Uomo e lo rende libero dalle schiavitù?

Quel lavoro di parecchi decine di milioni di lavoratori italiani che dopo aver abbattuto il Fascismo, hanno lavorato con duro onesto sacrificio per ricostruire l'Italia distrutta due guerre infernali. Quel lavoro che ha prodotto benessere (con il sudore di diversi milioni di lavoratori , col sacrificio di centinaia di migliaia di morti bianche o da inquinamento, milioni di invalidi), cultura, innovazione, modernità, restando alla fine comunque moltissimi con povere pensioni, ma onesti, però bistrattati da soprusi, scippi, rapine, furti, droga, mancanza di assistenza, in città invivibili, consentendo a pochi di arricchirsi a disumana dismisura, oltre ogni ragionevole limite.

Ministro si vergogni di tanta crudeltà nel confronto del lavoro di onesti lavoratori.

Ha pure la spudorataggine di voler rivedere anche gli art. 39 e 49 della Costituzione, riguardante i Sindacati ed i Partiti.

Con questa Costituzione, con questi Sindacati, con queste Istituzioni, con i vecchi Partiti quali la DC, il PCI, il PSI ed altri minori l'Italia è uscita indenne, (anche se con notevole contributo di vite umane di onesti lavoratori, di uomini dei partiti, sindacati, istituzioni, poliziotti, scorte, magistrati) dal periodo Stragista della Destra Extraparlamentare, delle idiozie farneticanti e gambizzazioni della sinistra extraparlamentare e delle Brigate Rosse, dalle stragi mafiose.

Dopo la fine della guerra fredda, per continuare una vita politica diversa da quella dei due blocchi contrapposti, dopo il fenomeno di Tangentopoli, si sono generati nuovi Partiti dal seme dei vecchi, costituitisi per cercare di continuale nella linea democratica di sviluppo dell'Italia, sviluppo economico basato sul lavoro, sviluppo sociale basato sulla democrazia, uguaglianza, cultura, rispetto della vita, dell'ambiente .

Questi partiti saranno sani fin tanto che avranno una base democratica.

L'Italia non ha bisogno di partiti fasulli al soldo di un leader, di sindacati che dipendano dal potere economico.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

 

 

LIBERO

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2010-01-03

L'intervista/Brunetta: cambiamo la Carta

a partire dall'art.1. L'opposizione: eversivo

OKNOtizie

Dillo a un amico Testo piccolo Testo medio Testo grande | 02/01/2010 |

di Fausto Carioti

- "Mi faccia dire una cosa che ancora non ho detto: la riforma non dovrà riguardare solo la seconda parte della Costituzione, ma anche la prima. A partire dall’articolo 1: stabilire che "L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro" non significa assolutamente nulla". Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione, parla con Libero di riforme a tutto campo. E getta ancora una volta il sasso nello stagno, dicendo a voce alta, sulle riforme da avviare nel 2010, quello che tanti si limitano a pensare.

Ministro, cosa ha che non va la prima parte della Costituzione?

"Per carità, è solo una mia opinione. Ma la parte valoriale della Costituzione ignora temi e concetti fondamentali come quelli del mercato, della concorrenza, del merito. È figlia del clima del dopoguerra. Adesso siamo in un’altra Italia. Capisco che alcuni costituzionalisti sostengano che non si riesce a cambiare la seconda parte della Costituzione proprio perché non abbiamo aggiornato la prima. Fermi restando i principi fondamentali, nei quali tutti ci riconosciamo, bisogna avere allora il coraggio di parlare anche della prima parte della Costituzione. E ritengo che debbano essere rivisti pure gli articoli della Carta sui sindacati, i partiti, l’Europa…".

Sindacati e partiti: perché?

"Perché gli articoli 39 e 49 della Costituzione, che riguardano i sindacati e i partiti, non sono mai stati seguiti da leggi. E quindi bisogna intervenire sia sulla Costituzione sia sulle leggi".

Giorgio Napolitano, nel suo discorso di fine anno, ha chiesto per la Costituzione e la giustizia riforme "condivise".

"Parole da apprezzare, per il tono e per i contenuti. Un Paese che vuole rispondere ai bisogni della gente vive di riforme di tanti tipi: economiche, di efficienza, di giustizia, di welfare… Dentro questo grande canestro ci sono anche le riforme istituzionali. La nostra Costituzione prescrive essa stessa come deve essere riformata. Se le modifiche vengono approvate a maggioranza dei due terzi, non si va a referendum confermativo. Se questa maggioranza non viene raggiunta, e se viene richiesto, si fa il referendum. È fin troppo facile dire che è meglio fare le riforme senza avere bisogno del passaggio referendario. Bene, quindi, riflettere sulle parole del presidente della Repubblica. E iniziare subito".

Con quali riforme?

"Intanto il percorso federalista non può essere ulteriormente eluso. Anche perché pezzi di federalismo sono già stati introdotti, e se non trovano una loro regolazione costituzionale rischiano di scassare il sistema. Pensiamo alla riforma del titolo quinto della Costituzione, fatta a maggioranza dalla sinistra. Pensiamo al federalismo fiscale, che deve essere ancora implementato, ma ha bisogno di un quadro costituzionale di tipo federale. Altra riforma fondamentale, poi, sarà quella della giustizia".

Con quale obiettivo?

"Riportare, per via costituzionale, l’equilibrio tra potere politico e ordine giudiziario. Oggi il potere politico è in balia della cattiva giustizia. Bisogna reintervenire sulla immunità parlamentare".

Tornando al testo originario dell’articolo 68?

"Assolutamente sì. Le opzioni sono multiple, ma la più semplice è proprio quella di recuperare il testo malamente violentato nel 1993. Anche perché la formula usata dai padri costituenti non darebbe alibi a nessuno".

Chi deve essere il motore di queste riforme? Il parlamento, il governo o organismi nuovi, come una costituente creata per l’occasione?

"Costituenti, bicamerali e organismi simili servono solo a perdere tempo. C’è l’iniziativa parlamentare, e nulla impedisce al governo stesso di avviare l’iter".

Sistemati i parlamentari, resterà da mettere a posto il funzionamento della giustizia nei confronti dei normali cittadini...

"Diciamolo: la giustizia in Italia è organizzata in modo pre-industriale, agricolo-pastorale. Se introducessimo - e si può fare anche in tempi brevi - un’organizzazione efficiente e tecnologicamente avanzata della giustizia, ad esempio dando a un manager l’organizzazione dei tribunali, il 90 per cento dei problemi sarebbe risolto. Con benefici per decine di milioni di italiani".

Quindi per lei quello della giustizia non è un problema di risorse insufficienti?

"Assolutamente no. Per la giustizia spendiamo come gli altri Paesi europei, se non di più. Abbiamo lo stesso numero di magistrati, se non maggiore, e lo stesso vale per il personale amministrativo. Se il ministro Alfano, come ha intenzione di fare, mette mano all’organizzazione, può risolvere la grandissima parte dei problemi. Un aiuto glielo sto anche dando io, con le nuove norme sulla informatizzazione della giustizia".

Quali altre riforme dobbiamo attenderci dal governo nel 2010?

"Intanto è stata avviata una grande riforma che rischia di passare in sordina: il ritorno al nucleare. Il nucleare è la nostra libertà energetica, nonché uno stimolo industriale e tecnologico straordinario. I primi mesi del 2010 dovranno vedere l’attuazione della delega che il governo ha ottenuto su questa materia. Poi inizierà il processo di definizione dei siti".

Dal fronte della pubblica amministrazione cosa arriverà?

"Nel 2010 ci sarà la totale implementazione della mia riforma. Cambierà l’intero quadro della contrattazione: si passerà da un numero indeterminato di comparti a quattro. Saranno introdotti il merito, la trasparenza, la mobilità, i premi e le sanzioni. Questo potrà cambiare l’intera pubblica amministrazione, che vuol dire cambiare lo Stato".

Gli ultimi a lamentarsi di lei sono i sindacati della scuola: dicono che con la sua riforma i presidi avranno più poteri disciplinari nei confronti dei docenti.

"Vivaiddio. Questo servirà a far funzionare meglio la scuola. E se nel 2010 la scuola e le università proseguiranno nel percorso tracciato dalla riforma Gelmini, migliorerà un altro pezzo importante della vita italiana".

Il 2010 dovrebbe essere anche l’anno della riforma degli ammortizzatori sociali.

"Completando la legge Biagi e introducendo lo Statuto dei lavori daremo più efficienza, più equità e più tutele a milioni di italiani".

In concreto?

"Ad esempio, adesso più grande è l’azienda nella quale si lavora, più si è protetti; più lavori in piccole aziende, più flessibile è il tuo contratto, meno sei protetto. In altre parole, i padri sono protetti, i figli no. Bisogna trovare un equilibrio meno egoisticamente concentrato sui padri e più concentrato sull’investimento in capitale umano e formazione. Sacconi ha le idee chiare".

Dal Pd cosa vi aspettate?

"Io da questo Pd mi aspetto poco. Per giocare bene una partita occorrono due squadre forti. Ma oggi c’è una squadra forte, la maggioranza, che gioca contro una squadra praticamente inesistente, sottoposta al continuo ricatto giustizialista e massimalista".

Lei stesso, però, ha appena auspicato riforme costituzionali condivise. Se il Pd non ci sta?

"Si va avanti lo stesso. Le riforme vanno fatte. Con l’impegno in più, per quanto riguarda la maggioranza, di spiegare ai cittadini le riforme che saranno sottoposte a referendum".

 

Le polemiche- Questa l''intervista al ministro Brunetta apparsa su Libero. Il ministro parlava della possibilità di riformare la Costituzione dall'articolo 1. E ovviamente le sue dichiarazioni hanno suscitato non poche polemiche all'interno dell'opposizione. Dice il ministro: "La riforma non dovrà riguardare solo la seconda parte della Costituzione, ma anche la prima. A partire dall'art. 1: stabilire che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla". Per Brunetta andrebbero rivisti anche "gli articoli della Carta dei sindacati, i partiti, l'Europa". E sarebbe pure da completare il percorso federalista e fare la riforma della giustizia "per riportare, per via costituzione - spiega - l'equilibrio tra il potere politico e l'ordine giudiziario. Oggi il potere politico è in balia della cattiva giustizia, bisogna intervenire sull'immunità parlamentare". Il giudizio del ministro sulla giustizia non lascia spazio a fraintendimenti: "è organizzata in modo pre-industriale, agricolo-pastorale. Se introducessimo un'organizzazione efficiente, dando ad un manager l'organizzazione dei tribunali, il 90 per cento dei problemi sarebbe risolto". Il cammino delle riforme è da compiere attraverso l'iniziativa parlamentare anche se dal Pd, Brunetta si aspetta poco, definendolo "una squadra praticamente inesistente sottoposta al continuo ricatto giustizialista e massimalista".

Le polemiche- Per fortuna che il presidente della Repubblica prima e la Corte Cosituzionale poi hanno già dimostrato di saper svolgere con grande rigore il ruolo di garanti della Costituzione e della legalità repubblicana". Questo il commento di Giuseppe Giulietti (gruppo Misto) alla proposta del ministro. Vannino Chiti (Pd) ne parla invece in questi termini: "L'uscita del ministro Brunetta, l'ennesima da parte della maggioranza che dice cose diverse e spesso opposte, conferma la necessità di un chiarimento condiviso sugli obiettivi e le finalità che ci si propongono". E aggiunge: "La modifica della prima parte della Costituzione non è all'ordine del giorno. Non siamo disponibili. Anzi, le modifiche nella seconda parte -prosegue Chiti- devono essere assolutamente coerenti con i principi guida della Costituzione. E questa è la ragione per cui non si può essere oggi d'accordo con l'elezione di un'Assemblea costituente. Se la linea della destra è quella di Brunetta -comnclude- il discorso sulle riforme diventa non possibile intesa ma sicuro scontro".

Non manca di far sapere il suo parere anche la Cgil. "Cambiare l'articolo 1? Brunetta inaugura il 2010 con un pò di demagogia reazionaria, un'altra delle sue bordate eversive. Dalle riforme solo annunciate, alla reazione urlata. L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, Brunetta se ne faccia una ragione.". Con queste parole, Carlo Podda, Segretario Generale dell'Fp Cgil Nazionale, ha replicato alle del Ministro della Funzione Pubblica. "Con la crisi economica che diventa emergenza sociale ed il dramma dei licenziamenti e della cassa integrazione invocare la modifica della prima parte della Costituzione, soprattutto dell'art 1, mi sembra davvero paradossale. Ha ragione il Presidente Napolitano a difendere le regole ed i valori fondanti la nostra Repubblica, che sono contenuti in quella prima parte della Costituzione che irrita tanto Brunetta", ha continuato. "Qualora non fossimo di fronte all'ennesima operazione mediatica e nell'esecutivo ci fosse davvero l'intenzione di modificare la nostra Costituzione nelle sue fondamenta, sappiano Brunetta ed il Governo che troveranno una risposta netta, generalizzata, di quel sindacato e di quel movimento dei lavoratori che sono stati tra i protagonisti della conquista della nostra Repubblica, e come è spesso accaduto saranno per l'ennesima volta gli anticorpi della nostra democrazia", ha concluso Podda.

 

AVVENIRE

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2010-01-03

 

 

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2010-01-03

Bonaiuti: "il confronto sulle riforme è possibile"

Brunetta: "Cambiare l'art.1 della Carta"

Insorgono Pd e Idv, frenano Pdl e Lega

Di Pietro: "Dai un dito e ti fregano un braccio". No

di Chiti. Calderoli: "A voler fare tutto si rischia il nulla"

ROMA - Prove di dialogo sulle riforme. Dopo l'appello di Giorgio Napolitano nel discorso di fine anno, maggioranza e opposizione (con qualche distinguo) provano a riannodare l'esile filo del confronto politico. "Da contatti informali - confermano in una nota congiunta il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, e il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri - abbiamo tratto l'impressione che sia possibile riavviare un confronto partendo da molte proposte giacenti nella commissione Affari costituzionali del Senato e, in particolare, dalla cosiddetta bozza Violante. Anche se occorre a nostro parere ridiscutere a fondo i poteri e l'elezione del premier e diversi altri aspetti che non ci lasciano pienamente persuasi, soprattutto in riferimento alla soluzione di legge elettorale indicata". I due esponenti del Pdl concludono: "Convinti però come siamo che con le chiacchiere non si vada lontano, restiamo aperti a un confronto soltanto ed esclusivamente sui fatti, partendo anche da basi limitate, per arrivare poi con il tempo, se prevarrà la buona volontà, a risultati maggiori".

ARTICOLO 1 - "Basi limitate", sottolineano Bonaiuti e Gasparri. Forse una risposta indiretta alla proposta lanciata dal ministro Brunetta in un'intervista a Libero: secondo il ministro della Pubblica amministrazione, le riforme non dovranno riguardare solo la seconda parte della Costituzione, "ma anche la prima, a partire dall'articolo 1: stabilire che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla". Parole che provocano le immediate reazioni di Pd e Italia dei Valori. Secondo il vicepresidente del Senato, Vannino Chiti, "l'uscita del ministro Brunetta, l'ennesima da parte della maggioranza che dice cose diverse e spesso opposte, conferma la necessità di un chiarimento condiviso sugli obiettivi e le finalità che ci si propongono". "La modifica della prima parte della Costituzione - aggiunge Chiti - non è all'ordine del giorno. Non siamo disponibili. Anzi, le modifiche nella seconda parte devono essere assolutamente coerenti con i principi guida della Costituzione. Se la linea della destra è quella di Brunetta - conclude il vicepresidente del Senato - il discorso sulle riforme diventa non possibile intesa ma sicuro scontro". Insorge anche Antonio Di Pietro: "Come volevasi dimostrare: dai un dito e si fregano il braccio - dichiara il leader dell'Idv. - All'indomani dell'invito del Presidente della Repubblica a collaborare per riformare la seconda parte della Costituzione, subito la maggioranza, a cominciare dal ministro Brunetta, si affretta a chiedere di cambiare addirittura l'articolo 1 della Costituzione". "È il solito disegno di stampo piduista portato avanti dal governo Berlusconi e dalla sua maggioranza - rincara la dose l'ex pm - hanno cominciato dalla giustizia, depenalizzando ciò che prima era reato e proponendo leggi ad personam, per continuare con il lavoro, visto che non riescono a garantire quello che avevano promesso a centinaia di migliaia di lavoratori che oggi si ritrovano in uno stato di assoluta povertà". La Cgil parla invece di "demagogia reazionaria". "Brunetta - afferma Carlo Podda, Segretario Generale dell'Fp-Cgil - inaugura il 2010 con un'altra delle sue bordate eversive"

PDL E LEGA - Lo stesso Bonaiuti, in un'intervista a SkyTg24, non pare persuaso dalla proposta di Brunetta: "Io sono del parere che non bisogna mai mettere troppa carne al fuoco - dice - però tutto si può vedere". È dello stesso avviso il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli: "Io non sono un entusiasta dell'art. 1 della Costituzione, ma esso fa parte della nostra storia e penso che se si vogliono fare le riforme adesso bisogna limitarsi a cambiare la seconda parte della Costituzione". "C'è poi un rischio grave - aggiunge il coordinatore delle segreterie della Lega - ed è quello che a voler far tutto si finisce con il far nulla. Visto che sta emergendo un desiderio diffuso, che pare sincero, di cambiare le cose, io dico: limitiamoci a cambiare la seconda parte della Costituzione".

PD - E sempre a proposito di riforme, in un'intervista al Riformista è Enrico Letta a dettare le condizioni del Pd: "Noi possiamo discutere di tutti i temi, e siamo aperti al confronto più ampio senza pregiudizi. Ma il Pdl e Berlusconi devono assolutamente ritirare il provvedimento sul processo breve, che è dichiaratamente una legge ad personam concepita per risolvere i suoi problemi giudiziari. Ribadisco che il Pd non è disponibile ad alcun baratto o scambio".

02 gennaio 2010

 

 

 

 

NELL'EDIFICIO ha sede anche la Procura Generale

Bomba esplode davanti

al tribunale di Reggio Calabria

Un ordigno ad alto potenziale, costruito artigianalmente, con esplosivo collegato a una bombola del gas

REGGIO CALABRIA - Un ordigno è stato fatto esplodere l nella notte fra sabato e domenica davanti all'ingresso dell'ufficio del Giudice di pace di Reggio Calabria, che si trova accanto al portone della Procura generale, in piazza Castello. L'esplosione ha provocato danni al portone, scardinando un'inferriata. Fortunatamente nessun passante si trovava nella zona quando c'è stata la deflagrazione. L'ordigno, ad alto potenziale, è stato costruito artigianalmente, con esplosivo collegato a una bombola del gas. Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco e i Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria che hanno avviato le indagini.

I carabinieri, che non fanno al momento ipotesi sugli autori del gesto, hanno sequestrato quel che resta dell'ordigno per accertamenti.

UNA PISTOLA NASCOSTA IN OSPEDALE - Intanto sabato sera nell'ospedale di Locri la polizia ha trovato nascosta in un cassetto nel reparto di medicina generale una pistola carica, che gli investigatori ritengono dovesse servire per un agguato all'interno del nosocomio. All'ospedale di Locri, più volte commissariato per mafia negli ultimi anni, aveva a lungo lavorato come medico Francesco Fortugno, il vice presidente del Consiglio regionale della Calabria, ucciso a colpi di postola a Locri nel 2005.

03 gennaio 2010

 

 

 

 

 

De Magistris: "Il mio lodo per Berlusconi:

vada via dall'Italia senza conseguenze"

L'esponente Idv: "Un volo con Apicella e una graziosa signorina". Bondi: "Frasi di una gravità inaudita"

Luigi De Magistris (Inside)

Luigi De Magistris (Inside)

MILANO - L'eurodeputato dell'Idv Luigi De Magistris lancia il "Lodo de Magistris" per il presidente del Consiglio. "La proposta di fondo - scrive l'ex magistrato sul suo blog - è questa: garantiamo a Berlusconi la possibilità di lasciare l'Italia senza conseguenze. Non c'è trucco e non c'è inganno: solo il bisogno di ritornare a essere una nazione democratica e civile". Frasi che provocano la dura reazione di numerosi esponenti della maggioranza: il ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, afferma che si tratta di parole di "gravità inaudita". "Mentre detto questo commento - afferma - avverto immediatamente che esso è insufficiente ad esprimere il necessario sdegno verso l'esponente del partito di Di Pietro e provo anche lo sconforto di prevedere che le parole pronunciate da questo ex magistrato (che disonora la funzione prima della giustizia e ora della politica) non susciteranno la riprovazione né del suo partito né della maggior parte degli esponenti della sinistra, che pure non possono non provare imbarazzo e vergogna per un tale compagno di viaggio". Anna Maria Bernini, del Pdl, dichiara che "la delirante intemerata dell'europarlamentare De Magistris non va sottovalutata né relegata nella categoria dell'umorismo becero in perfetto stile Idv. Si tratta di vilipendio di una fondamentale istituzione dello Stato, posto in essere da un rappresentante dell'Italia in Europa. E non certo per motivi ideali".

SUL BLOG - Il messaggio dell'ex magistrato appare sotto una foto di Silvio Berlusconi, pubblicata in Rete. De Magistris propone "un volo di Stato con annesso Apicella e magari una graziosa signorina. Destinazione? Consigliamo le isole Cayman. E se - domanda - si annoia? Qualche cavallo e stalliere di fiducia li potrebbe trovare anche lì. Carta e tv liberate potranno riprendere a fare il loro dovere: informare sui fatti. Il Parlamento tornerebbe al proprio compito perché svincolato dalla sua agenda giudiziaria che oggi detta i temi, anzi il tema alle istituzioni. La magistratura non più costretta agli assalti quotidiani potrebbe dedicarsi senza timore alla missione che le spetta e le mafie non si sentirebbero più di poter spadroneggiare indisturbate. Per le casse dello Stato il guadagno sarebbe altissimo, per non parlare di quello dell'etica pubblica. Ma soprattutto noi non sentiremo più quel mantra che riecheggia dai contesti internazionali alle riunioni riservate e che vuole comunisti, bandiere rosse, manette impazzite accanirsi contro un solo uomo".

PD E UDC - In serata arrivano le reazioni di Pd e Udc. "Francamente mi stupisco di chi si stupisce delle affermazioni dell'on. De Magistris - afferma il deputato del Pd Giorgio Merlo. - È da mesi che il partito dell'Italia dei valori ci abitua ad un linguaggio ispirato dall'estremismo verbale, dove l'avversario politico è un nemico da abbattere. Semmai, l'unica considerazione politica da fare è che le parole dell'on. De Magistris rappresentano la perfetta antitesi di ciò che ha detto solennemente il Presidente della Repubblica". Secondo il presidente dei senatori Udc Gianpiero D’Alia, "la provocazione di De Magistris sul Presidente del Consiglio è inaccettabile. Non si può ridurre la politica ad una caricatura grottesca che lede il prestigio delle istituzioni".

 

02 gennaio 2010

 

REPUBBLICA

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2010-01-03

Il sottosegretario difende il legittimo impedimento e il processo breve

Per Berlusconi visita di controllo al S. Raffaele: "Condizioni soddisfacenti"

Riforme, Bonaiuti: "Avanti anche soli"

Brunetta: "Cambiare art. 1 Costituzione"

Proposta-shock del ministro, il Pdl frena e Di Pietro attacca

Polemica su De Magistris che chiede: "Il premier via dal Paese"

Riforme, Bonaiuti: "Avanti anche soli" Brunetta: "Cambiare art. 1 Costituzione"

Paolo Bonaiuti

ROMA - Sul legittimo impedimento e sul processo breve il centrodestra potrà andare avanti anche solo a maggioranza? "Non c'è il minimo dubbio, perchè non si tratta di leggi ad personam come fingono di non capire certi esponenti dell'opposizione, si tratta di una giustizia ad personam che ha colpito il presidente del Consiglio". Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, intervistato da Sky Tg24. In una giornata politica agitata anche dalla proposta del ministro Renato Brunetta: "Cambiamo anche l'articolo 1 della Costituzione".

Il Pdl e le riforme. Bonaiuti - che sul tema ha anche scritto una nota congiunta col presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, augurandosi un "confronto sui fatti" con l'opposizione - ha ribadito che si può riprendere il cammino dalla bozza Violante, "ovviamente - ha spiegato - con alcuni cambiamenti, per esempio bisogna rafforzare i poteri del premier, e io ho molti dubbi per quel che riguarda il cambiamento della legge elettorale".

Il caso Brunetta. Intervistato da Libero, il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta ha detto che è necessario cambiare anche la prima parte della Costituzione, articolo 1 compreso: "Stabilire che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla". Su questo però Bonaiuti ha frenato: "Sono del parere che non bisogna mai mettere troppa carne al fuoco, però tutto si può vedere". Durissimo invece Antonio Di Pietro: "Come volevasi dimostrare: dai un dito e si fregano il braccio. All'indomani dell'invito del Presidente della Repubblica a collaborare per riformare la seconda parte della Costituzione, la maggioranza, a cominciare da Brunetta, si affretta a chiedere di cambiare addirittura l'articolo 1 della Costituzione''.

Il Pd: "Che confusione". Il partito di Bersani risponde attraverso il coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca: "Ogni giorno ne sentiamo una diversa. Oggi è il ministro Brunetta a chiedere di modificare perfino la prima parte della Costituzione; altri esponenti del centrodestra non riconoscono la bozza Violante come base di discussione per le riforme istituzionali. Sinceramente non abbiamo ben capito quali siano, tra le miriadi di dichiarazioni che leggiamo giornalmente, le proposte reali e coerenti che vengono dal centrodestra. E' ora di uscire dagli equivoci e dalle ambiguità. Tocca alla maggioranza fare una proposta se si vuole che alle buone parole sulle riforme seguano realmente i fatti. Fermo restando la contrarietà alle leggi ad personam".

 

Il caso De Magistris. Sul suo blog, l'ex magistrato nonché l'eurodeputato Idv ha proposto un suo particolare lodo: "Garantiamo a Berlusconi la possibilità di lasciare l'Italia senza conseguenze. Non c'è trucco e non c'è inganno: solo il bisogno di ritornare a essere una nazione democratica e civile, Diamogli un volo di Stato, con annesso Apicella e magari una graziosa signorina. Destinazione? Consigliamo le isole Cayman". Ha replicato, a nome del Pdl, il vice portavoce Anna Maria Bernini, secondo cui nelle parole di De Magistris c'è "vilipendio di una fondamentale istituzione dello Stato, posto in essere da un rappresentante dell'Italia in Europa".

La convalescenza del premier. Su Berlusconi Bonaiuti ha ribadito: "Credo che già dalla fine della prossima settimana, quella dell'Epifania, il presidente riapparirà". E intanto, oggi, il presidente del Consiglio si è recato al San Raffaele per una visita di controllo, per poi rientrare a Villa an Martino. Una visita giudicata "soddisfacente" dal primario Alberto Zangrillo, che lo ha seguito nei giorni di ricovero nell'istituto dopo l'aggressione del 13 dicembre scorso in Piazza Duomo, a Milano. "E' venuto a fare un controllo della frattura all'osso nasale", ha spiegato il medico. A proposito del periodo di riposo consigliatogli al termine del ricovero, Zangrillo ha sostenuto che Berlusconi "lo ha rispettato al secondo".

(2 gennaio 2010) Tutti gli articoli di politica

 

Un ordigno costruito con lo stesso materiale utilizzato per le estorsioni a commercianti

e imprenditori, è esploso poco prima dell'alba vicino all'ingresso degli uffici giudiziari

Reggio Calabria, bomba davanti al tribunale

alto potenziale, danni, ma nessun ferito

Il Pg: "E' un attentato diretto agli uffici della Procura"

Un altro ordigno è esploso venti minuti dopo davanti a una pescheria

Reggio Calabria, bomba davanti al tribunale alto potenziale, danni, ma nessun ferito

Il Tribunale di Reggio Calabria

REGGIO CALABRIA - Un ordigno ad alto potenziale, costruito artigianalmente, è stato fatto esplodere all'alba di stamane davanti all'ingresso degli uffici giudiziari di Reggio Calabria. Nessun ferito, data l'ora, ma alcuni danni. Il Procuratore generale Salvatore Di Landro non ha dubbi: "E' un attacco diretto all'attività della Procura contro la criminalità organizzata". Circa venti minuti dopo, un'altra bomba, con le stesse modalità, è scoppiata davanti a una pescheria nel rione S. Caterina.

L'esplosione di Palazzo di Giustizia ha provocato danni al portone, scardinando un'inferriata. Nessuna persona è rimasta ferita. La bomba è stata confezionata con lo stesso materiale utilizzato durante i quotidiani tentativi di estorsione da parte della 'ndrangheta ai danni di commercianti e imprenditori del capoluogo calabrese.

L'ordigno era composto da una bombola con 20 chili di gas liquido alla quale era stata applicata una quantità ancora imprecisata di tritolo e una miccia. Le indagini sull'episodio sono condotte dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che al momento non escludono alcuna ipotesi.

La deflagrazione è avvenuta poco prima delle 5 di stamane, in un momento in cui la strada era deserta, anche perchè quella parte del centro storico della città dello Stretto, in prossimità di piazza Castello, è caratterizzata soprattutto dalla presenza di uffici ed è dunque scarsamente abitata. Secondo i primi accertamenti, dalle telecamere di sorveglianza sarebbero state viste due persone coperte da un casco integrale - al momento ancora ignote - che si sono avvicinate al portone della Procura generale a bordo di uno scooter.

Oltre al portone di ingresso, l'esplosione ha danneggiato gli altri infissi della struttura che ospita la Procura generale, attigua a quella in cui si trovano le aule e le cancellerie dei giudici di pace. Per fare il punto sull'inquietante episodio è in corso un vertice tra i magistrati e le forze dell'ordine, coordinato dal procuratore generale, Salvatore Di Landro. Accertamenti in atto anche da parte della Digos, che sta analizzando le immagini registrate dalle telecamere a circuito chiuso.

"E' un atto di una gravità inaudita e si respira un clima molto pesante. Bisogna fare fronte comune per evitare che i poteri criminali attentino alla democrazia". E' il commento a caldo del presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, in merito alla bomba fatta esplodere davanti al portone palazzo che ospita l'ufficio del giudice di pace e la Procura generale di Reggio Calabria.

"La Calabria vera - ha aggiunto Loiero - è vicina ai magistrati reggini che non si faranno certamente intimidire da episodi anche così pesanti, come non si sono mai fatti intimidire in passato. A loro esprimo la solidarietà mia e della Calabria intera".

Il procuratore generale Salvatore Di Landro, incontrando i giornalisti, ha espresso molta preoccupazione per il grave atto intimidatorio. L'alto magistrato ha affermato che, in un primo momento, si era sperato che il gesto fosse rivolto contro gli uffici del giudice di pace, successivamente però, vista la potenzialità dell'ordigno e le modalità professionali con cui lo stesso è stato posizionato e soprattutto costruito, c'è da ritenere che l'attacco sia contro gli uffici della Procura generale.

"Voglio ricordare - ha detto Di Landro - che l'ufficio della Procura si occupa della confisca e del sequestro dei beni, e dei procedimenti di appello contro le cosche della criminalità organizzata. Chiederò nel corso del vertice con il prefetto maggiori controlli delle forze dell'ordine e maggiore vigilanza dei nostri uffici, ma soprattutto un maggior controllo da parte degli uffici preposti".

Lo stesso procuratore ha detto che le prime indagini saranno svolte dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria, che è già al corrente e che successivamente passeranno per competenza a Catanzaro, tribunale competente dei reati contro i magistrati della corte d'appello di Reggio Calabria.

(3 gennaio 2010) Tutti gli articoli di cronaca

 

 

 

Berlusconi deve dare

una risposta a Napolitano

di EUGENIO SCALFARI

Come tutti i discorsi chiari e complessi, quello indirizzato agli italiani la sera dell'ultimo giorno dell'anno dal presidente Napolitano è facile e al tempo stesso molto difficile da commentare. Ha parlato per poco più di venti minuti. Non ha tralasciato alcuno dei temi che interessano i cittadini. Tutti i cittadini, da lui esplicitamente nominati: gli uomini e le donne, i vecchi e i giovani, i lavoratori e gli imprenditori, i volontari, i militari, le forze di polizia, gli studenti, i docenti, i magistrati, i liberi professionisti, i residenti all'estero, gli immigrati. Insomma tutti, ma soprattutto i giovani, i lavoratori e il Mezzogiorno.

Queste sono dunque le priorità scelte da Napolitano e sulle quali egli ha richiamato l'attenzione della pubblica opinione; è stato lui stesso a dircelo con il suo messaggio alla nazione. Ma questa è soltanto la prima segnalazione che emerge dalle sue parole.

La seconda segnalazione emerge dall'ordine in cui sono disposti gli argomenti; ordine non casuale perché quel discorso è calibrato fin nelle virgole anche se è intriso di passione civica e intellettuale.

Al primo posto ci sono i temi del lavoro, della disoccupazione, la constatazione che molte sono le persone e le famiglie in grave e crescente disagio, il timore che questo disagio sia destinato ad aumentare nei prossimi mesi, la necessità che sia al più presto organizzata una rete completa di ammortizzatori sociali che ancora non c'è. Giovani, precari, abitanti del Sud e rispettive famiglie sono i soggetti più colpiti dalla crisi per i quali non sono ancora stati predisposti i necessari sostegni.

Il Presidente ha ricordato che questi moniti erano stati da lui formulati già nel discorso del 31 dicembre 2008. Da questo punto di vista si deve dunque registrare l'inadempimento del governo rispetto a necessità oggettive prevedibili e previste. Non siamo noi a dirlo, ma il messaggio presidenziale.

La terza segnalazione e il tono generale dell'intero messaggio si ispirano a speranza e fiducia. Non si tratta di formulazioni generiche ma di sentimenti solidamente motivati da Napolitano. Questo è un aspetto molto importante del suo messaggio perché tocca un tasto inconsueto: il Presidente riconosce e si compiace dell'attiva resistenza che gli italiani, la società italiana, i ceti che la compongono, hanno opposto alla crisi riuscendo ad attenuarne i devastanti effetti e dandosi carico dei disagi gravi che essa ha comunque prodotto.

Una resistenza attiva e condivisa: ha detto proprio così il Presidente, richiamando altri momenti della nostra storia repubblicana nei quali una resistenza analoga, quasi un istinto di sopravvivenza collettiva, spinse la nazione fuori dalla tempesta che ne stava mettendo in causa l'esistenza. Quali sono stati quei momenti? Tre soprattutto e Napolitano ne ha fatto cenno più volte nelle sue pubbliche (e private) esternazioni: la solidarietà degli italiani con le organizzazioni partigiane nel '44-45; la fase della ricostruzione dell'economia dopo la catastrofe della guerra; la compattezza nazionale contro il terrorismo negli anni di piombo dal '78 all'83.

Viene qui a proposito ricordare un sondaggio di pochi giorni fa, commissionato e pubblicato dal giornale "24 Ore", con varie domande. Una di esse interrogava il "campione" sulla Costituzione: se era inadatta e superata o invece ancora viva nei valori e nei principi e quindi meritevole di essere sostenuta. La maggioranza in favore della seconda risposta è stata altissima, quasi il 90 per cento si è espresso in favore della Costituzione. Altissima e per certi versi imprevista.

Cito questo dato perché ci introduce ad un altro aspetto del messaggio presidenziale dell'altro ieri, che riguarda direttamente la questione delle riforme istituzionali e della situazione politica entro la quale il processo riformatore si colloca.

Il Presidente avrebbe potuto sfumare questo problema, farne cenno come memorandum e auspicarne la realizzazione. Invece è andato molto più oltre: ne ha indicato le condizioni di fattibilità. Non le sue condizioni perché il suo ruolo è quello di un testimone "informato dei fatti" e al tempo stesso titolare d'un potere di constatazione e di garanzia. Non dunque le sue condizioni ma quelle oggettive, in mancanza delle quali quelle riforme non potranno essere realizzate.

La prima condizione è che quelle riforme siano condivise da una maggioranza molto ampia. La seconda è che siano accantonati i pregiudizi. La terza è il rispetto delle procedure fissate dalla Costituzione stessa. La quarta è che, per quanto riguarda le riforme istituzionali, esse si limitino alla seconda parte e non alla prima della nostra Carta che ne indica i principi ispiratori e che è, per definizione, intangibile.

Fa piacere registrare che - a parte il distinguo della Lega e l'inopinata uscita di Brunetta contro l'articolo 1 - tutte le altre parti politiche si siano dichiarate d'accordo con lo spirito e la lettera del messaggio presidenziale. Ma qui sorge qualche dubbio e qualche non marginale punto interrogativo.

* * *

Non solo la prima parte della Costituzione, ma anche il discorso dell'altro ieri del Presidente della Repubblica indicano i principi intangibili dei quali si auspica la condivisione di tutte le parti politiche, senza di che sarà molto difficile compiere quelle riforme: lo Stato di diritto, la separazione dei poteri costituzionali e la loro reciproca indipendenza, il rafforzamento delle istituzioni di controllo e di garanzia. Questo assetto dello Stato è indisponibile, cioè non può essere modificato neppure da eventuali pronunciamenti della volontà popolare la quale deve essere esercitata nei limiti previsti dalla Costituzione.

Ma dall'inizio di questa legislatura - e anche prima ve ne erano state preoccupanti anticipazioni - Berlusconi e il gruppo dirigente del suo partito hanno messo all'ordine del giorno una modifica della Costituzione che ha tutti i connotati di un mutamento radicale e dovrebbero essere proprio quei fondamenti costitutivi e indisponibili ad esserne coinvolti.

Quando Napolitano, dopo aver ricordato i suddetti principi, ravvisa nell'abbandono dei pregiudizi una delle condizioni tassative per la realizzazione delle riforme, a quali pregiudizi si riferisce?

In tutte le comunità, da quelle religiose a quelle democratico-costituzionali, esistono principi non disponibili sui quali è per definizione impossibile ogni negoziato. Non crediamo di forzare il discorso del Presidente se ravvisiamo nel radicalismo anticostituzionale del premier l'ostacolo da rimuovere affinché la modernizzazione della seconda parte della Carta possa aver luogo. Di più: la procedura di revisione prevista dall'articolo 138 esclude un "forum" extra-parlamentare che elabori un nuovo sistema e lo proponga in blocco all'approvazione delle Camere. Il 138 esamina modifiche specifiche caso per caso da sottoporre separatamente ai referendum confermativi quando manchi l'approvazione della maggioranza qualificata richiesta dalla Costituzione.

Questo è dunque lo schema entro il quale si possono realizzare le riforme. Esso richiede dunque un mutamento politico sostanziale nell'approccio fin qui sostenuto dal governo. Spetta perciò al premier, che ne è il principale sostenitore, rispondere al Presidente della Repubblica e alle forze di opposizione su questo punto fondamentale.

La riforma della giustizia, della quale anche ha parlato il Capo dello Stato, fa parte di questo chiarimento per tutto ciò che attiene alla Costituzione, leggi "ad personam" comprese.

* * *

In questo quadro ha importanza anche quella sorta di disarmo linguistico tra le parti politiche di cui il cosiddetto "partito dell'amore" rappresenta la metafora immaginifica.

Quel disarmo è auspicabile ed in parte è già avvenuto, almeno per quanto riguarda il Partito democratico da un lato e alcuni settori del governo e della maggioranza parlamentare. Pensare tuttavia ad una spersonalizzazione del confronto politico non è obiettivo a portata di mano. Esso richiederebbe un mutamento radicale nei comportamenti e addirittura nel carattere del premier, anzi per esser chiari fino in fondo una premiership di tutt'altra natura.

Si può chiedere a Silvio Berlusconi di non essere più Silvio Berlusconi? Si tratta ovviamente d'una domanda retorica alla quale la sola risposta possibile è negativa. Berlusconi è un fenomeno politico inseparabile da una personalizzazione estrema che costituisce l'elemento addirittura fondativo del suo partito. Perciò la personalizzazione continuerà per la semplice ragione che essa è ormai diventata un elemento istituzionale.

La sola cosa che si potrebbe chiedere sarebbe una sua moderata attenuazione, un esibizionismo più controllato e più sobrio, per usare un aggettivo che appare - anch'esso non casualmente - nel discorso di Napolitano. Sarebbe per esempio sommamente inopportuno che il premier impostasse la campagna elettorale per le elezioni regionali sulla propria effigie coperta di sangue dopo l'improvvido "attentato" di piazza del Duomo.

Purtroppo proprio questo avverrà e sta già avvenendo; avremo i muri delle città tappezzati dal volto d'un Berlusconi ferito e sanguinante, un "grandguignol" in piena regola che dilagherà anche negli spot televisivi: un colpo d'accetta su un confronto politico normale, come auspica con stimabile tenacia il Presidente della Repubblica.

Mi domando che cosa potrà avvenire se lo stravolgimento costituzionale auspicato dal centrodestra passerà alle Camere senza maggioranza qualificata e sarà quindi sottoposto a referendum confermativo.

Si troveranno in quel caso a confronto due disegni, due visioni, due concezioni della politica e del bene comune radicalmente antitetiche. Una rappresentata da Silvio Berlusconi e l'altra da Giorgio Napolitano.

Sicuramente quest'ipotesi non è nelle intenzioni del Capo dello Stato ma oggettivamente sarà questa la natura e la sostanza di quel confronto e di quei referendum.

Date le premesse che abbiamo fin qui illustrate, c'è solo da auspicare che ciò non avvenga, ma dipende solo dal premier far sì che l'auspicio si verifichi, in mancanza di che si avrà un confronto il cui esito sarà incertissimo e denso delle incognite più preoccupanti.

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L'UNITA'

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2010-01-03

L'ultima di Brunetta "Riforma della Costituzione? Cambierei anche l'articolo 1"

Riforma della giustizia, riforme istituzionali, presidenzialismo, federalismo? Secondo Brunetta non è abbastanza. Secondo il ministro per la Pubblica amministrazione le riforme non dovranno riguardare solo la seconda parte della Costituzione, "ma anche la prima, a partire dall'articolo 1: stabilire che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla". In un'intervista a Libero, Brunetta sostiene che la parte valoriale della Costituzione "ignora temi e concetti fondamentali, come quelli del mercato, della concorrenza e del merito".

La Costituzione, aggiunge il ministro, "è figlia del clima del dopoguerra. Adesso siamo in un'altra Italia. Capisco che alcuni costituzionalisti sostengano che non si riesce a cambiare la seconda parte della Costituzione proprio perché non abbiamo aggiornato la prima. Fermi restando i principi fondamentali, nei quali tutti ci riconosciamo, bisogna avere allora il coraggio di parlare anche della prima parte della Costituzione. E ritengo debbano essere rivisti pure gli articoli della Carta sui sindacati, i partiti, l'Europa". Una sparata talmente grossa che persino Paolo Bonaiuti appere scettico e cauto: "Io sono del parere che non bisogna mai mettere troppa carne al fuoco, però tutto si può vedere".

Duro il parere dell'opposizione. "L'uscita del ministro Brunetta, l'ennesima da parte della maggioranza che dice cose diverse e spesso opposte, conferma la necessità di un chiarimento condiviso sugli obiettivi e le finalità che ci si propongono". Così il vicepresidente del Senato Vannino Chiti (Pd), che aggiunge: "La modifica della prima parte della Costituzione non è all'ordine del giorno. Non siamo disponibili. Anzi, le modifiche nella seconda parte devono essere assolutamente coerenti con i principi guida della Costituzione. E questa è la ragione per cui non si può essere oggi d'accordo con l'elezione di un'Assemblea costituente. Se la linea della destra è quella di Brunetta il discorso sulle riforme diventa non possibile intesa, ma sicuro scontro".

Stessa opinione espressa da Felice Belisario, presidente del gruppo Italia dei Valori al Senato. "Di buone intenzioni sono lastricate le vie dell'inferno e anche le ipotesi di riforma costituzionale portate avanti dal centrodestra, che a volte sembrano farcite di buoni propositi, non mostrano mai la loro vera faccia. Per governo e maggioranza è arrivato il momento di smetterla con le dichiarazioni d'intenti e dire come intendono intervenire. Se il loro scopo è quello di saccheggiare la carta costituzionale, la nostra risposta è no, è meglio non toccare nulla"

Contrarie anche associazioni e sindacati. "Al ministro Brunetta va dato il merito di aver detto con grande chiarezza che una parte della destra intende picconare tutta la Costituzione a cominciare dall'Art. 1". Così invece Beppe Giulietti, esponente del Gruppo Misto e portavoce di Articolo 21. "Del resto - osserva Giulietti – un gruppo di senatori ha già presentato una proposta di revisione di quello che resta dell'Articolo 21 della Costituzione . Come premessa per il dialogo non c'è male".

Secondo Carlo Podda, segretario generale dell'Fp Cgil nazionale, quella di Brunetta è "un'altra delle sue bordate eversive. Dalle riforme solo annunciate, alla reazione urlata. L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, Brunetta se ne faccia una ragione".

02 gennaio 2010

 

 

 

 

Bonaiuti: "Più poteri al premier"

Il centrodestra è ottimista sulle riforme ed è pronto a portarle avanti anche da solo. Così Bonaiuti in un'intervista a Sky: "Si può partire dalla bozza Violante ovviamente con alcuni cambiamenti: per esempio bisogna rafforzare i poteri del premier, e io ho molti dubbi per quel che riguarda il cambiamento della legge elettorale". Sulla giustizia, processo breve e legittimo impedimento, il centrodestra è pronto ad andare avanti a maggioranza: "Non si tratta di leggi ad personam, come fingono di non capire certi esponenti dell'opposizione, si tratta di una giustizia ad personam che ha colpito il presidente del consiglio".

Bonaiuti ha poi parlato della riforma del fisco, su cui lo stesso Napolitano ha insistito durante il suo messaggio di fine anno. "La legge che regola il sistema attuale è del 1971. Serve una semplificazione, uno snellimento, una velocizzazione. Si deve andare nel senso di un fisco con meno leggi e meno farraginoso". Sull'altra riforma sollecitata da Napolitano, quella sugli ammortizzatori sociali, Bonaiuti rivendica i risultati ottenuti dal governo e attacca la Cgil, che aveva chiesto maggiori finanziamenti. "È ben strana questa cgil, non si ricordano che abbiamo eretto una montagna di 32 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali. Quindi non si capisce perchè continui a chiedere una serie di cose che non sono permissibili dallo stato dei conti pubblici".

Lo stesso orientamento sulle riforme è stato espresso da Italo Bocchino. "C'è in tutti l'idea che la molla dell'odio debba finire e cedere il posto al dialogo e a un abbassamento dei toni. Il presidente Berlusconi è determinato, molto positivo, sta già lavorando. Il governo è impegnato anzitutto nel rilancio del sistema economico, mentre si profila l'uscita dalla crisi globale che ci ha colpito. Alla ripresa dei lavori parlamentari occorre verificare la sincerità di una convergenza politica per fare quelle riforme che il Capo dello Stato ha considerato ineludibili. Sarebbe opportuno un momento di riflessione delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato per verificare le posizioni dei gruppi parlamentari e poi avviare l'iter, possibilmente separando quelle che godono di un consenso ampio da quelle che rischiano di essere sottoposte a referendum".

La risposta del Pd è arrivata dalle perole di Maurizio Migliavacca, coordinatore nazionale della segreteria del Pd. "Ogni giorno ne sentiamo una diversa. Oggi è il ministro Brunetta a chiedere di modificare perfino la prima parte della Costituzione; altri esponenti del centrodestra non riconoscono la bozza Violante come base di discussione per le riforme istituzionali. Sinceramente non abbiamo ben capito quali siano, tra le miriadi di dichiarazioni che leggiamo giornalmente, le proposte reali e coerenti che vengono dal centrodestra. È ora di uscire dagli equivoci e dalle ambiguità".

"Tocca alla maggioranza - ha aggiunto Migliavacca - fare una proposta se si vuole che alle buone parole sulle riforme seguano realmente i fatti. Il Pd è pronto a fare la sua parte per riforme di sistema che rendano più efficace lo Stato, la pubblica amministrazione e i servizi pubblici essenziali come la giustizia. Fermo restando - ha concluso - la contrarietà alle leggi ad personam".

02 gennaio 2010

 

 

 

 

Bomba al tribunale di Reggio Calabria: nessun ferito

Un ordigno ad alto potenziale, costruito artigianalmente, con esplosivo collegato a una bombola del gas, è esploso intorno alle 5 di questa mattina, davanti al portone del tribunale di Reggio Calabria, dove ha sede anche la Procura Generale, nella centralissima piazza Castello.

Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco e i Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria che hanno avviato le indagini. La notizia è stata resa nota dai carabinieri.

L'esplosione dell'ordigno ha provocato solo danni al portone. Nessun passante si trovava nella piazza quando c'è stata la deflagrazione.

03 gennaio 2010

il SOLE 24 ORE

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2010-01-03

Riforme, i primi scogli: poteri del premier e legge elettorale

2 gennaio 2010

I tre punti della bozza Violante

Bossi: "Vogliamo fatti, basta chiacchiere sulle riforme"

ANALISI / Dalla Lega nessuna critica al Quirinale, ma l'invito a fare presto (di Stefano Folli)

Napolitano, priorità i giovani e la crescita del Sud. Riforme "con misura e realismo"

Apprezzamenti bipartisan al Capo dello Stato

"Dai nostri archivi"

La bella Italia del Presidente vademecum ideale del 2010

Apprezzamenti bipartisan al discorso del Capo dello Stato

Bossi: "Adesso vogliamo fatti, basta chiacchiere sulle riforme"

Berlusconi: "Cambiamo l'Italia", ma sulle riforme resta lo scontro

Accordo Pdl-Lega sul referendum

Non è stata un gesto di formale cortesia, la telefonata di Silvio Berlusconi a Giorgio Napolitano subito dopo il messaggio augurale di fine anno. Il premier ha subito voluto far capire al presidente della Repubblica quanto avesse gradito le sue parole, condividendo l'appello a fiducia, speranza, unità e coesione. E ora Berlusconi vuole andare avanti a passi spediti nel dialogo, passare dalle parole ai fatti, incardinare subito in Parlamento le riforme. Alla ripresa dei lavori parlamentari ci sarà un vertice della maggioranza al Senato per decidere, in via preliminare, il percorso più adatto. La Convenzione, come chiede il ministro Roberto Calderoli e la Lega Nord, oppure la via ordinaria dell'art. 138, come sostengono l'opposizione e buona parte della maggioranza.

Intanto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti e il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, hanno diffuso una nota congiunta per dire che ritengono possibile, alla luce di "contatti informali" avuti con l'opposizione, riavviare un confronto sulle riforme partendo dalle proposte già sul tavolo e "in particolare dalla cosiddetta bozza Violante". Anche se occorre, sottolineano "ridiscutere a fondo i poteri e l'elezione del premier e diversi altri aspetti che non ci lasciano pienamente persuasi, soprattutto in riferimento alla soluzione di legge elettorale indicata".

Subito Luciano Violante, intervistato da Sky Tg24 precisa che "la Repubblica italiana é una Repubblica parlamentare e non presidenziale, né deve esserlo". Ma aggiunge: "diverso é, in un quadro complessivo di riforma di Camera, Senato e poteri del presidente del Consiglio, discutere anche su un assetto più moderno, più vicino ai modelli europei e dei rapporti tra giustizia e politica".

Per il vicesegretario del Pd, Enrico Letta un'intesa sui contenuti della bozza Violante è a portata di mano. Ma il Pdl e Berlusconi devono ritirare il provvedimento sul processo breve, e prima delle riforme "dobbiamo cambiare questa ignobile legge elettorale, per restituire ai cittadini la facoltà di scegliere i loro rappresentanti".

"L'opposizione non può ritenere di esercitare alcun potere improprio di veto - avverte il portavoce Pdl Daniele Capezzone - nè può puntare a depotenziare il processo riformatore, imponendo cambiamenti marginali o al ribasso".

Ma a far discutere sono anche le parole del ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, che in un'intervista a Libero propone di estendere la riforma alla prima parte della Costituzione. "A partire dall'art. 1: stabilire che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla", dice il ministro secondo il quale la parte valoriale della Costituzione "ignora temi e concetti fondamentali, come quelli del mercato, della concorrenza e del merito". Ma per Brunetta andrebbero rivisti anche "gli articoli della Carta dei sindacati, i partiti, l'Europa".

Immediate le reazioni dall'opposizione. Secondo il vicepresidente del Senato, Vannino Chiti "l'uscita del ministro Brunetta, l'ennesima da parte della maggioranza che dice cose diverse e spesso opposte, conferma la necessità di un chiarimento condiviso sugli obiettivi e le finalità che ci si propongono". La modifica della prima parte della Costituzione, avverte Chiti, "non è all'ordine del giorno. Non siamo disponibili. Anzi, le modifiche nella seconda parte devono essere assolutamente coerenti con i principi guida della Costituzione". Insomma se la linea della maggioranza è quella di Brunetta "il discorso sulle riforme diventa non possibile intesa ma sicuro scontro".

"Dai un dito e si fregano il braccio", dice Antonio Di Pietro. "Hanno cominciato dalla giustizia, depenalizzando ciò che prima era reato e proponendo leggi ad personam - sottolinea il leader Idv - per continuare con il lavoro, visto che non riescono a garantire quello che avevano promesso a centinaia di migliaia di lavoratori che oggi si ritrovano in uno stato di assoluta povertà".

 

A frenare dal Pdl sulla proposta di Brunetta è Roberto Calderoli, ministro della Semplificazione: "Non sono un entusiasta dell'art. 1 della Costituzione ma esso fa parte della nostra storia e penso che si si vogliono fare le riforme adesso bisogna limitarsi a cambiare la seconda parte della Costituzione". C'è un rischio che il coordinatore delle segreterie della Lega non vuole correre "è quello che a voler far tutto si finisce con il far nulla". Calderoli rilancia così la sua proposta delle Convenzione, "lasciando perdere la bozza Violante", in modo che "Camera e Senato possano davvero divenire nipoti costituenti, non per obbligo ma per convizione".

Getta acqua sulle polemiche Paolo Bonaiuti, secondo il quale "non bisogna mai mettere troppa carne al fuoco. Però, tutto si può vedere". (S. Bi)

2 gennaio 2010

 

 

 

 

I tre punti della bozza Violante

2 gennaio 2010

1) Più poteri al presidente del Consiglio, che avrà anche il potere di nomina e revoca dei ministri

2) Bicameralismo imperfetto: alla Camera dei deputati, organo espressamente politico, si affianca il Senato delle Regioni, in rappresentanza delle diverse realtà territoriali

3) Meno parlamentari: viene ridotto il numero sia dei deputati che dei senatori.

2 gennaio 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FAMIGLIA CRISTIANA

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http://www.italysoft.com/news/famiglia-cristiana.html

http://www.sanpaolo.org/fc/default.htm

2010-01-02

 

 

PANORAMA

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http://www.panorama.it/

2010-01-02

 

 

L'ESPRESSO

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2010-01-02

 

 

LA GAZZETTA del MEZZOGIORNO

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http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_homepage_03.php?IDCategoria=1

2010-01-02

 

IL GIORNALE

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http://www.ilgiornale.it/

2010-01-02

 

 

 

 

L'OSSERVATORE ROMANO

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http://www.vatican.va/news_services/or/home_ita.html

2010-01-02

 

 

IL MATTINO

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http://www.ilmattino.it/

2010-01-02

 

 

 

La GAZZETTA dello SPORT

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